Ha il nome romantico di Romeo (acronimo di Recovery of metals by hydrOmetallurgy) la tecnologia brevettata dall’Enea per estrarre materiali preziosi, tra cui oro e argento, da rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee), come computer, cellulari, batterie al litio, lampade e così via.

Il sistema, messo a punto da un team di ricercatori del centro Enea di Casaccia, fa ricorso all’idrometallurgia, cioè sfrutta le tecniche di trattamento chimico e chimico-fisiche in fase liquida, per estrarre materie preziose dai raee.

La tecnologia Romeo consente di recuperare i metalli con un grado di purezza molto elevato, il tutto operando a temperatura ambiente, quindi sia con costi energetici contenuti sia con basse emissioni ambientali rispetto alle attuali tecnologie pirometallurgiche che, invece, utilizzano la combustione dei rifiuti a elevata temperatura per recuperare i metalli.
Tra l’altro, il sistema brevettato dall’Enea ha la caratteristica di essere modulare e flessibile, ovvero adattato per trattare anche piccole quantità di materiale, nonché recuperare oro e stagno sin dal primo step di lavorazione, con la possibilità di predefinire il grado di purezza della materia estratta.

A titolo di esempio, da una tonnellata di schede elettroniche dei pc si possono estrarre 260 kg di rame, 29 kg di piombo, 33 kg di stagno, 0,24 gr di oro e 0,66 gr di argento per un valore di mercato stimato di circa 10mila euro per ogni tonnellata di schede.
Ma quanto è grande il mercato del corretto riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici? Nel 2012, stando agli ultimi dati diffusi da Fondazione sviluppo sostenibile e dall’Unione nazionale imprese, in Italia sono state raccolte 38mila tonnellate di raee domestici a fronte, però, di un quantitativo immesso sul mercato di 355mila tonnellate, dunque solo l’11% è stato raccolto correttamente.

Non resta che attendere la realizzazione dell’impianto prototipo per la conferma sul campo dei dati ottenuti in laboratorio (che hanno dato risultati positivi) e per la verifica di un’eventuale scalabilità a livello industriale