La natura non smette mai di stupire: alcuni ricercatori hanno scoperto che la bava appiccicosa delle cozze è una colla potente. Da una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature communication, dall’Istituto di nanotecnologia del Cnr di Rende (Cs) e dal Nanyang technological university di Singapore, emerge che questa particolare colla è basata su una proteina in grado di rimuove le molecole d’acqua e legarsi fortemente al substrato.

“È risultato di grande rilevanza applicativa considerato che anche i più tenaci tra i moderni adesivi sintetici si rivelano inefficaci nel generare adesione in presenza di molecole d’acqua”, spiega Bruno Zappone del Cnr-Nanotec di Rende. “Usando il Surface force apparatus (Sfa) è stata misurata l’adesione che le proteine delle cozze riescono a sviluppare tra due superfici del tutto immerse in un mezzo acquoso. In particolare, il nostro studio ha rivelato che le cozze verdi asiatiche producono varie proteine secondo una sequenza di secrezione ben precisa. Inizialmente la cozza produce una proteina ‘asciugatrice’ che rimuove le molecole d’acqua e in seguito si lega saldamente al substrato. Su questo primo strato superficiale di proteine viene progressivamente costruito un complesso tessuto proteico in cui ogni proteina svolge una funzione specifica (protezione dall’ambiente esterno, resistenza alle sollecitazioni meccaniche e così via)”.

Un risultato che apre grandi protettive per realizzare adesivi efficaci in acqua. In realtà era già noto che la cozza fosse fonte di principi antiossidanti, proteine nobili, vitamine, sali minerali, potente antinfiammatorio naturale e cibo afrodisiaco, così come era noto che la sua ‘bava’ fosse una super colla. Tuttavia, non ci si era spinti a studiare il comportamento delle sue proteine per misurare la portata della collosità. Lo studio Sfa ha chiarito la relazione tra l’ordine di secrezione e le proprietà adesive delle proteine aprendo nuove prospettive per lo sviluppo di adesivi sintetici.

“Una ‘colla subacquea’ potrebbe avere applicazioni nel settore navale, ma straordinarie risulterebbero le applicazioni in campo medico, come quelle finalizzate a evitare inestetiche suture chirurgiche, a ricostruire tessuti danneggiati oppure ossa fratturate, a riparare i distacchi di retina o a integrare materiali biomedicali in presenza di liquidi biologici”, conclude Bruno Zappone.