di Michele Cifalino’
In ambito chimico-farmaceutico il controllo del processo è di fondamentale importanza: un prodotto sicuro e di alta qualità è possibile soltanto attraverso il corretto monitoraggio dei parametri operativi in tutte le fasi di produzione, grazie ai dispositivi di misura appropriati.

Ciascun processo farmaceutico presenta le proprie specificità, a seconda del prodotto che si desidera mettere in commercio, ma ci sono alcune fasi che caratterizzano la maggior parte degli impianti:

  • Purificazione delle acque: è fondamentale un severo controllo sull’acqua che andrà a far parte della composizione dei farmaci, rispettando gli standard previsti dal caso specifico (pH, conducibilità, torbidità).
  • Fermentazione: la fermentazione è un processo molto complesso che richiede elevata stabilità e precisione di controllo, a cominciare dalle condizioni ambientali (ambiente asettico). Per soddisfare questi requisiti sono necessarie misure estremamente precise, a cominciare da pH, ossigeno disciolto, temperatura e pressione.
  • Produzione e trattamento del prodotto: per la produzione del prodotto farmaceutico sono previsti trattamenti svariati, dalla centrifugazione, sintesi e cristallizzazione del prodotto. Approfondiremo di seguito l’essiccamento.
  • Trattamenti aria/acque effluenti: Gli impianti di depurazione di qualsiasi settore industriale sono chiamati, in primo luogo, a rispettare i rigidi criteri di qualità delle acque in uscita. Inoltre si utilizzano agenti chimici che producono grandi quantità di esalazioni nell’aria; queste sono potenzialmente pericolose per le persone e per l’ambiente e devono essere adeguatamente trattate.

Il processo di essiccazione nell’industria farmaceutica

L’essiccamento si colloca immediatamente dopo la centrifugazione o la filtrazione e riguarda una fase in cui viene rimossa l’umidità presente in una massa solida, introducendo calore dall’esterno. Uno degli obiettivi principali di questa fase è anche la rimozione del solvente, necessaria per soddisfare le specifiche di qualità del prodotto (tossicità del solvente, stabilità, etc..) e per stabilizzare il prodotto. Un altro obiettivo, per i principi attivi, è quello di ottenere o mantenere una specifica forma cristallografica ottenuta durante la cristallizzazione del prodotto.

Nei processi farmaceutici l’essiccamento è quasi sempre preceduto dalla filtrazione, a valle della quale si ottiene un “wet cake” (5-50% in peso di solvente); a valle dell’essiccamento si ottiene dunque un “dry cake” (tracce di solvente residuo). La rimozione del liquido (solvente) può avvenire anche con altri metodi meccanici come la filtrazione o la centrifugazione che normalmente precedono la fase di essiccamento, come già anticipato. Quando la quantità di solvente da rimuovere è molto elevata, si preferisce usare la distillazione sottovuoto.

Una volta essiccati, i prodotti devono essere conservati in ambiente ad umidità controllata in presenza di agenti essiccatori o in contenitori sigillati impermeabili all’aria. Normalmente il liquido da rimuovere è l’acqua, altre volte sono solventi quali alcool etilico, isopropanolo, cloroformio o acetone, per i quali la quantità residua rappresenta un parametro da tenere sotto controllo. Tali solventi vanno recuperati per evitare inquinamento atmosferico e sono necessarie precauzione particolari per evitare il rischio di esplosioni durante l’essiccamento.

Nell’ambito farmaceutico questo processo è di tipo discontinuo e può essere effettuato con diverse tecnologie in funzione del prodotto (vedi figura seguente). I principali tipi di essiccatori (rappresentati in figura) sono classificati in base a:

  • tipo di processo (continuo o discontinuo)
  • modalità di trasferimento del calore (conduzione convezione o irragiamento)
  • movimentazione del materiale da essiccare.

I prodotti cristallini provenienti da sintesi (reattore) sono prevalentemente destinati al trattamento con essiccatori dinamici (essiccatori rotativi ed essiccatori orizzontali a palette). Per tali prodotti sono infatti richiesti una granulometria molto definita ed un grado di umidità molto basso, invece prodotti amorfi o di provenienza vegetale/animale vengono di norma processati da essiccatori statici. Generalmente la granulometria non risulta un fattore determinante per questi prodotti, che vengono successivamente sottoposti a macinazione, ed il grado di umidità di acqua non è mai così stringente.

industria farmaceutica

Il controllo del processo di essiccamento

Nella maggior parte delle applicazioni si impiegano essiccatori statici, sottovuoto, come in figura. È generalmente un processo affidabile e l’essiccatore non ha parti mobili, ma il funzionamento e la pulizia possono richiedere molto lavoro. Siccome il processo avviene scambiando sia calore che sostanze chimiche aggressive (solventi organici come toluene o acetone, e vari additivi) sarà importante controllare tutti i parametri operativi.

Processo di essiccamento

È necessario in primis un efficiente sistema di controllo delle variabili di impianto, fra cui la regolazione della temperatura durante l’essiccazione, della pressione, della portata di aria e di tutte le grandezze rilevanti tramite pilotaggio di elettrovalvole on/off, elettrovalvole proporzionali e valvole di controllo, sulla base dell’acquisizione dei segnali tipici dei sensori. Non secondario è anche il controllo delle emissioni volatili legate alle sostanze emesse durante il processo, spesso utilizzando filtri a maniche (vedi figura). In alcuni casi, inoltre, si impiegano essiccatori a “letto fluido” (in configurazione verticale o orizzontale, come in figura) nei quali una corrente di gas caldo (aria o gas inerte) viene introdotta dal basso in una camera contenente il materiale da essiccare.

Processo di essiccamento

Il flusso d’aria mantiene sospesa la polvere sotto forma di una nuvola in moto turbolento e la velocità dell’aria deve essere tale da vincere la forza di gravità delle particelle solide, ma da non trascinare via le polveri dal letto. In questo caso è fondamentale l’impiego di valvole di sicurezza in testa all’essiccatore. Queste si aprono verso l’esterno quando la pressione all’interno aumenta (ad esempio nel caso di solventi organici infiammabili, dato che a seguito della movimentazione di particelle fini si genera una notevole quantità di elettricità statica). La temperatura dell’aria in ingresso al letto e la potenza del ventilatore che movimenta l’aria nel sistema sono monitorate e controllate durante il processo. All’inizio del processo quando il materiale è più umido e pesante si richiede una maggiore potenza del ventilatore che, mano a mano che l’essiccamento procede, deve essere diminuita progressivamente per evitare un eccessivo trascinamento e attrito tra granuli.

In conclusione, come per la maggior parte delle operazioni, l’essiccamento è da intendersi come parte di un processo integrato che include le fasi di cristallizzazione e isolamento; le variazioni delle condizioni operative possono influenzare la distribuzione granulometrica, la forma cristallina e il contenuto di umidità e possono avere un impatto significativo sull’efficienza di essiccazione. Per questo è importante un severo controllo integrato di processo.

FONTI:
Kelly Paffel , “Dry Vacuum Technology for Chemical and Pharmaceutical Processes” Chemengonline, Sept. 17, 2021
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