Nell’ingegneria civile con il termine terreno si intende il materiale non cementato o debolmente cementato che ricopre lo strato roccioso superficiale della Terra, formatosi per disgregazione di numerosi e diversi tipi di rocce. In generale, un terreno è un mezzo poroso costituito da particelle solide, da acqua e specie chimiche in essa disciolti e da aria. Il terreno è un mezzo corrosivo solido, a struttura porosa e conducibilità ionica, nel quale sono presenti sia acqua, sia aria.

La presenza nei pori di acqua e di aria sono antagoniste: i terreni asciutti favoriscono il trasporto per diffusione di aria, e dell’ossigeno in esso disciolto: queste condizioni sono dette aerobiche. Viceversa, nei terreni bagnati, con elevato contenuto di acqua, la diffusione dell’ossigeno è molto rallentata e può avvenire solo attraverso la fase acquosa che riempie i pori; le condizioni di assenza di ossigeno sono dette anaerobiche. I rivestimenti di zinco rappresentano il metodo più diffuso per proteggere l’acciaio da fenomeni corrosivi. Il processo di zincatura a caldo presenta numerosi vantaggi in termini di tempo di applicazione, di prestazioni e di costo del ricoprimento. L’aggiunta al bagno, ad esempio, di piccole quantità di piombo conferisce un miglioramento qualitativo del ricoprimento di zinco così ottenuto in termini di aspetto estetico e di prestazioni anticorrosive. Altri elementi chimici, come il nichel, sono in grado di agire sulla microstruttura del rivestimento e sulle sue prestazioni anticorrosione. Non solo nichel e piombo possono avere effetti benevoli sul processo di zincatura, ma elementi come alluminio, stagno e rame sono capaci di alzare una barriera contro il processo di corrosione.

È tuttavia emersa recentemente la necessità di limitare la presenza di questi elementi chimici per ridurre l’impatto ambientale del processo di deposizione. Uno dei processi maggiormente sotto la lente di ingrandimento, con imponenti finanziamenti da parte della Commissione Europea (programmi LIFE), è la produzione di fili di acciaio estrusi protetti mediante un processo di zincatura e successivo rivestito in PVC. Tale processo ha un forte impatto ambientale legato sia al trattamento di soluzioni di acido cloridrico e di sali, sia allo smaltimento delle scorie dei bagni. Ma come poter parzialmente risolvere questo problema in un settore estremamente conservatore?

Ad esempio usare la poliammide perché rispetto al PVC garantisce migliori prestazioni sia tecniche, sia ecologiche. La poliammide incrementa le proprietà meccaniche che consentono di eliminare la fase di zincatura dell’acciaio. Diversamente da quanto accade con il PVC, l’utilizzo della poliammide non implica la formazione di vapori di acido cloridrico durante la fusione mantenendo le condizioni ambientali degli operatori più sicure sia in fase di lavorazione, sia in fase di smaltimento.

Foto: Filo in rame rivestimento in Poliammide – CC0 Public Domain