Vorrei partire con un dato a mio avviso significativo: entro il 2015 saranno oltre 10 milioni i lavoratori coinvolti nel settore delle nanotecnologie e, conseguenza logica, verso i nanomateriali. Come tutti sanno questa nuova scienza sta permettendo ai ricercatori di sviluppare materiali mai osservati prima (ad esempio nanomateriali sintetici) e di manipolare sostanze esistenti esclusivamente in nanoscala.

A causa del suo enorme impatto sui processi di produzione e sui prodotti, ci si riferisce ad essi come ad una nuova rivoluzione industriale.

La grande promessa di questo settore tecnologico consiste nel miglioramento della qualità dei prodotti e della loro sicurezza; tuttavia sono innumerevoli i quesiti che ci si pone sui rischi alla salute che potrebbero essere associati all’esposizione ai nanomateriali. I nanomateriali permettono applicazioni nuove e creano nuove speranze, ma, proprio a causa delle loro dimensioni, possono oltrepassare facilmente le barriere fisiologiche. Quali sono i costi da pagare in termini di salute? Esistono pericoli concreti?

Per cercare di rispondere a tutti questi quesiti, l’INAIL ha pubblicato il “Libro Bianco” dedicato ai pericoli delle nanotecnologie e ad esse ai nanomateriali. Nessun allarme, solo una verifica di “sviluppo sostenibile”. Servirà, oltre che per valutare i pericoli, per trovarsi pronti con adeguati sistemi di prevenzione quando sarà necessario. Tuttavia le straordinarie potenzialità di questi materiali rappresentano un incentivo troppo forte perché produttori e consumatori decidano di attendere i risultati degli studi ancora in corso, prima di adottarli.

Un deja vu però ci riporta alla mente l’entusiasmo suscitato da un materiale dalle ottime caratteristiche di resistenza alle alte temperature, all’usura ed all’invecchiamento, nonché le straordinarie capacità filtranti e fono-assorbenti: l’amianto. Semplice da estrarre e da lavorare, incredibilmente flessibile nell’uso che se ne poteva fare, economico e straordinariamente durevole, esso venne usato ovunque. Fu solo molto tempo dopo che vennero alla luce le sue caratteristiche letali, ed ancora oggi paghiamo il conto della lunga scia di morte che questo materiale – considerato a suo tempo meravigliosamente utile – ha lasciato nel mondo.