Delle speciali valvole brevettate dal Politecnico di Milano permettono di recuperare energia dai fluidi che scorrono negli impianti industriali e idraulici, rendendola utilizzabile a un reimpiego diretto o all’immissione in rete.

Come funziona il sistema? Le valvole sono del tipo a sfera, a globo e a fuso (le più diffuse sul mercato), costituite da un otturatore, un corpo valvola e un deviatore.

A questi elementi sono stati aggiunti: una girante, un albero e dei supporti per mantenere in asse la girante. Quest’ultima è formata da un insieme di pale, di forma diversa a seconda dell’applicazione, che è collegata all’albero che trasmette all’esterno l’energia meccanica estratta dal flusso. Infine, l’albero di trasmissione è connesso a un generatore elettrico. Un’invenzione, quindi, che non richiede particolari innovazioni tecnologiche per essere realizzata.

I campi di applicazione previsti sono gli impianti di distribuzione degli acquedotti, dove vengono impiegate valvole per regolare la pressione di consegna alle utenze, e gli impianti di teleriscaldamento, dove la gestione della pressione del fluido utilizzato per distribuire l’energia è fondamentale. I settori d’impiego potenziali, però, sono numerosi, infatti, questi dispositivi possono sostituire le valvole tradizionali ed essere inseriti in impianti esistenti senza modificare il funzionamento e la struttura delle linee idrauliche.

Il brevetto apre scenari incoraggianti in campo energetico ed economico, per avere un’idea numerica basti pensare che l’energia dispersa su una singola valvola di un impianto di distribuzione di un acquedotto, dove il fluido scorre con potenza durante tutto il corso della giornata, si aggira sui 60-100 MWh/anno, equivalente al consumo annuale di 17-28 famiglie medie. Con le nuove valvole, invece, l’energia si recupererebbe senza dissiparla.

Foto: Ufficio Stampa Politecnico di Milano